Cerralti in Maremma

Crediamo, anzi ne siamo certi, che la Maremma Toscana sia una terra meravigliosa, non solo per i suoi contrasti paesaggistici che ne fanno una bellezza unica ma anche, soprattutto, per le persone che l’hanno abitata. I ricordi sono molti ed ancora vivi e sono sempre presenti quelli dei “vecchi” abitanti di una volta: personaggi semplici e genuini e che in qualche modo hanno lasciato una traccia dolce e tenera da ricordare e  verso i quali sentiamo l’obbligo e l’impegno di non dimenticare, anche a beneficio delle future generazioni. Perchè gli “Antichi” sono stati l’espressione più vera della Maremma Toscana.

Ricordiamo ancora quando chiamavano CERRALTI  la zona dove attualmente è ubicata la nostra Azienda, abbreviando il vero nome cerri alti, ed è in loro ricordo che abbiamo deciso di chiamarla proprio così.

La “zona dei Cerralti” ha visto la presenza di molti personaggi, taluni quasi mitologici altri realmente vissuti, che hanno contribuito profondamente ed in modo sincero a fare conoscere ed apprezzare questa terra particolare: uno di questi è stato Morbello Vergari il poeta-contadino della Maremma, nato a Santa Caterina di Roccalbegna nel 1920 e scomparso a Roselle nel gennaio del 1989. E proprio Vergari dal 1949 al 1955, con la propria famiglia, ha abitato nel Podere Fagnina che è tuttora confinante con la Cerralti. Tra le tante opere e poesie scritte da Vergari ve ne è una dedicata proprio all’olio.

Ripresa da “Versacci e discorsucci” (a cura di Corrado Barontini e Nanni Vergari) Ed. Effigi – Arcidosso 2011, la vogliamo riportare in onore di tanti “Grandi” indimenticabili che hanno vissuto in questa terra di Maremma e che hanno contribuito a renderla migliore.

L’olio d’oliva

Quando ‘l sole s’avvia verso ‘l tramonto
da ‘na vecchia casa di campagna
esce e si spande intorno da i fornelli
l’amico odore dell’olio d’uliva
io vorrei tanto ritorna’ piccino
e se mi metto lì a pensa’ al tempaccio
che corre via senza voltassi ‘nghietro
rivedo mamma intenta a la cucina
e quell’odore grato del nostr’olio
pare che venga fòri
da le su’ mani sante.

Ripenso all’acquacotta, a la bruschetta,
la panzanella de la calda estate
e tanti piatti bòni e saporiti:
bòni e tanto sinceri
come lo sguardo de le creature.
Allora guardo verso l’uliveto
e là vedo un esercito di ulivi
che somigliano a tanti contadini
tormentati dal tempo e dal lavoro.
Per questo l’olio è bòno e generoso:
la bòna gente ‘un fa cose cattive.

Roselle ottobre 1987